"Al massimo ribasso" | Massimo Ribasso sulla rivista ALTERNATIVA
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Massimo Ribasso sulla rivista ALTERNATIVA

Massimo Ribasso sulla rivista ALTERNATIVA

La rivista ALTERNATIVA (alternativa-a.it/it/rivista) ha pubblicato un articolo di Davide Mattiello.

Il Massimo Ribasso è morto! Viva il Massimo Ribasso!

In questo titolo potrebbe stare l’amare sintesi di una battaglia che sembrava vinta e che invece ci tocca combattere ancora, in un crescente isolamento.

Ma andiamo con ordine.

Basterebbe fare appello alla saggezza popolare per inquadrare la questione adeguatamente, recita infatti l’antico adagio: “Chi più spende, meno spende”.

Quale acquirente avveduto, infatti, guarderebbe soltanto al minor prezzo per fare la propria scelta? E’ pacificamente condiviso che il prezzo basso, pur rappresentando una evidente convenienza, può rivelarsi un pessimo affare. Perché il prezzo stracciato può nascondere una infima qualità del prodotto, può significare scarso rispetto dell’ambiente, del lavoro, della legalità. Può significare pratiche di concorrenza sleale e persino di riciclaggio di denaro sporco.

Anni di commercio equo e solidale, cioè di educazione al consumo critico, dovrebbero avere lasciato un segno profondo in generazioni di acquirenti, allenandoli a scelte più consapevoli, ma purtroppo sappiamo che non è così.  Sappiamo infatti che nonostante le campagne di sensibilizzazione, nonostante la saggezza popolare, il prezzo stracciato resta una “sirena” seducente ancora per molti. Anche se, è doveroso aggiungerlo, in tanti sono costretti a questo tipo di scelta dalla crisi economica, dalla povertà sempre più diffusa, anzi che no.

Ma se questa “sirena” può averla vinta sulla coscienza del consumatore privato, non dovrebbe in alcun modo condizionare anche il comportamento dell’acquirente pubblico. L’acquirente pubblico, cioè lo Stato in ogni sua articolazione, agisce in nome e per conto del popolo sovrano secondo i principi stabiliti dalla Costituzione repubblicana, principi che hanno il loro epicentro nel rispetto della dignità umana, che si traduce in libertà ed eguaglianza, cioè in giustizia sociale. Come è possibile che lo Stato adotti il criterio del prezzo stracciato, ovvero del massimo ribasso, per individuare il prodotto da comprare? Inaccettabile! Ed infatti in tanti, la Coop. Sociale Arcobaleno tra questi, ci siamo battuti perché le cose cambiassero e fossero introdotti altri criteri, maggiormente coerenti con i valori costituzionali. Il film “Massimo ribasso” nasce come strumento di denuncia della progressiva marginalizzazione delle Coop Sociali di inserimento lavorativo, giacché, come ricorda Tito Ammirati (presidente della Coop. Sociale Arcobaleno e di “Rete 14 Luglio”): “La cooperazione sociale non viene percepita come un soggetto del quale prendersi cura”, nasce dal lavoro corale di una alleanza tra cooperative sociali di inserimento lavorativo chiamata “Rete 14 Luglio”, nasce proprio mentre il Parlamento italiano discuteva ed approvava la prima riforma del Codice degli Appalti, tra il 2016 ed il 2017. Film e nuovo Codice sembrava davvero sancissero l’avvento di una stagione nuova, caratterizzata dalla chiara volontà dello Stato di superare la logica del prezzo stracciato, del massimo ribasso, a favore di un approccio diverso, fondato sul concetto di “offerta economicamente più vantaggiosa”. Un concetto questo che avrebbe dovuto far cadere la scelta dell’acquirente pubblico sull’offerta che meglio sintetizzasse convenienza e qualità, ove per qualità si intendesse il rispetto del lavoro, del lavoro svantaggiato in particolare, dell’ambiente, della legalità etc. Insomma una vittoria. Peccato che non sia andata così, perché la prassi applicativa del concetto di “offerta economica più vantaggiosa” in troppi casi ha fatto rientrare dalla finestra ciò che doveva essere stato cacciato dalla porta e cioè la preferenza per il prezzo stracciato a dispetto di qualunque altro indicatore. Come è possibile che sia capitato questo? E’ stato possibile perché nella definizione dei modelli matematici che hanno tradotto concretamente il concetto di offerta economicamente più vantaggiosa, si sono attribuiti ancora molti (troppi!) punti al prezzo più basso. Questo tipo di attuazione, che a nostro avviso dovrebbe essere considerato semplicemente vietato perché usando un travestimento distorce la volontà del Legislatore, è considerato lecito anche dall’ANAC, l’Autorità nazionale anti corruzione. L’ANAC, che ha un ruolo importante nella supervisione dei contratti pubblici, in verità fa del suo meglio avvertendo chiaramente l’acquirente pubblico di quali siano le insidie di questo tipo di attuazione, ma l’acquirente pubblico resta libero di decidere in tal senso e spesso questa decisione viene in ultima istanza determinata dal dirigente che si trova materialmente a definire le regole di ingaggio per la raccolta delle offerte. Immaginiamo che questi dirigenti siano mossi esclusivamente da un (mal riposto) desiderio di far risparmiare l’Ente per il quale lavorano.

Ad ogni modo, oggi siamo ad un nuovo giro di boa: il Parlamento italiano è nuovamente alle prese con la riforma del Codice degli Appalti, una riforma resa necessaria, tra l’altro, dall’Unione Europea che ha prodotto negli ultimi anni ben tre direttive, il cui recepimento senza ulteriori ritardi è stato posto tra le condizioni di accesso ai fondi del PNRR. Morale della favola: nel giugno del 2022 il Parlamento ha approvato una legge delega, la n. 78, che consente/impone al Governo (nel frattempo cambiato) di predisporre uno o più decreti legislativi delegati, cosa che il Governo ha fatto tempestivamente. Entro il mese di Aprile 2023 il nuovo Codice degli Appalti sarà operativo e tutte le “vecchie” norme saranno abrogate. Nella legge delega approvata nel mese di giugno, si trova un rinnovato esplicito riferimento al superamento del concetto di massimo ribasso in favore di quello di offerta economicamente più vantaggiosa e questo è un bene, ma se non ci sarà la volontà politica di andare fino in fondo, impedendo che le prassi applicative svuotino di significato questa previsione normativa, saremmo punto e a capo. In questo senso l’ANAC, i cui poteri parrebbero uscire rafforzati da questa riforma, potrebbe diventare il “guardiano” incaricato non soltanto di segnalare le insidie di quelle modalità applicative che “travestono” da offerta economicamente più vantaggiosa il vecchio massimo ribasso, ma di svelarle e vietarle, punendo anche i comportamenti di chi facesse… orecchie da mercante.



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